Le motivazioni della Cassazione per il ‘no’ all’arresto di Carola Rackete: “Ha rispettato il dovere di soccorso”.
ROMA – Sono state rese note le motivazioni che hanno portato la Cassazione a confermare il ‘no’ all’arresto di Carola Rackete. Secondo i giudici della Corte Suprema la capitana della Sea Watch è entrata nel porto di Lampedusa perché “l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo di sbarcarli in luogo sicuro“.
Per questo motivo in terzo grado è stato deciso di mantenere in libertà Carola Rackete. Nelle prossime settimane la capitana potrebbe tornare in mare per continuare a salvare vite umane.
Carola Rackete ha agito in maniera corretta
Carola Rackete ha agito in maniera giustificata dal rischio di pericolo per le vite dei migranti a bordo della sua nave. Con queste parole la Cassazione ha motivato il suo no all’arresto della capitana della Sea Watch, accusata di aver forzato il blocco navale della Guardia di Finanza per impedirle l’accesso al porto.
Nella sentenza, inoltre, i giudici hanno escluso l’ipotesi di una nave da guerra della motovedetta perché al comando non c’è un ufficiale della Marina Militare ma solamente un maresciallo delle Fiamme Gialle.
Carola Rackete si prepara al ritorno in acqua
Il processo in Italia prosegue ma Carola Rackete è pronta a tornare in mare. Non è chiaro quando la comandante riprenderà in mano il timone della Sea Watch ma presto potremmo vedere la tedesca aiutare i migranti in difficoltà.
Una nuova sfida che, però, non dovrebbe vedere in prima persona Matteo Salvini. Il leader della Lega, infatti, non fa più parte del Governo e per questo una eventuale nuova missione della Rackete dovrebbe concludersi in modo diverso rispetto alla precedente con l’ingresso della nave in Italia.
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